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A voce alta - The Reader

BERNHARD SCHLINK, A voce alta - The Reader, Milano, Garzanti 2009, pp.176

La vicenda trattata nel romanzo è ambientata in Germania ed è narrata da Michael Berg. Il racconto inizia durante la sua adolescenza, nel secondo dopoguerra. Egli è un ragazzo molto timido, si ammala spesso e, anche per questo, ha difficoltà ad intrecciare relazioni con gli altri ragazzi. Un giorno, mentre passeggia per la città, il cui nome non viene mai indicato, si sente male e a soccorrerlo è Hanna, una donna di trent'anni che lo invita a casa sua affinchè riprenda le forze. Michael ne è subito attratto, nonostante lui stesso dica di aver visto donne molto più belle. Dopo i primi imbarazzi, essi iniziano la loro storia d'amore e Michael riesce finalmente a vincere la sua timidezza: il rapporto tra i due amanti permette al ragazzo di sentirsi più maturo e di affrontare la vita più serenamente. Egli, però, non sa che Hanna nasconde un passato oscuro. I mesi passano e la loro relazione cresce. Hanna comincia a chiedere a Michael che legga per lei a voce alta i suoi testi scolastici di letteratura antica e contemporanea, tanto che i loro incontri assumono sempre di più la valenza di un vero e proprio rituale: prima di ogni rapporto fisico, Hanna pretende che Michael legga per lei. Egli conosce nuovi ragazzi e finalmente comincia a divertirsi con i suoi coetanei, allontanandosi da Hanna, la quale un giorno sparisce, lasciandolo senza un motivo apparente. I sensi di colpa e le continue riflessioni sull'accaduto accompagnano Michael: il tempo e le ragazze riescono a distrarlo senza mai, però, fargli completamente dimenticare Hanna. La sua vita va avanti ed egli inizia a frequentare la facoltà di Giurisprudenza: siamo ormai negli anni '50 e molti sono i processi aperti a causa dei crimini nazisti. Il gruppo universitario di Michael assiste ad uno di questi processi ed un giorno, incredibilmente, egli riconosce una delle imputate: è Hanna. Durante il dibattimento, Michael viene a sapere che Hanna è una ex guardiana nazista, il cui compito era quello di sorvegliare le donne ebree rinchiuse in un campo di concentramento. Hanna aveva lavorato come operaia negli stabilimenti della Siemens di Berlino e nell'autunno del 1943 era stata arruolata nelle SS: viene ora accusata, insieme ad altre cinque guardiane, della morte di un gruppo di prigioniere che, durante una marcia forzata, erano state rinchiuse in una chiesa che si era incendiata a causa di un bombardamento, bruciandole tutte vive, ad eccezione di una madre e di sua figlia che ora assistono al processo come vittime e testimoni. Durante il processo, Hanna si ostina a dire sempre la verità, anche quando questa risulta per lei dannosa. In lei affiora un continuo senso di colpa che non riesce mai a scacciare: sente la responsabilità di aver eseguito ordini atroci, pur ritenendo di non aver avuto altra scelta. Le altre imputate avvertono la sincerità e l'ingenuità di Hanna e decidono di scaricare su di lei ogni colpa, dichiarando che proprio lei ricopriva il ruolo di comandante e, pertanto, proprio lei aveva redatto il rapporto sull'incendio della chiesa, rapporto da cui era stato istruito il processo. Questa accusa è falsa: il lettore, attraverso l'intuizione di Michael, scopre finalmente il segreto di Hanna. La donna non sa né leggere né scrivere e questa rappresenta la sua più grande vergogna, al punto che ammette di aver scritto quel rapporto pur di non esser sottoposta ad una prova calligrafica. Michael capisce che Hanna è analfabeta e decide di rispettare la sua scelta di tacere, pur sapendola innocente. La donna viene condannata all'ergastolo. Sin dall'inizio della reclusione, Michael riflette molto sull'intera vicenda e comincia ad inviare ad Hanna le registrazioni delle letture che, a voce alta, negli anni lui fa per lei. Hanna, con l'aiuto dei testi trovati nella biblioteca del carcere, impara a leggere e a scrivere. Passano diciotto anni, al termine dei quali alla donna viene data la possibilità di uscire di prigione. L'unica persona che può aiutarla e a cui può essere affidata è lo stesso Michael: nessun altro le è restato accanto e lei non ha parenti né amici. Quando Michael va a prenderla per accompagnarla verso la sua nuova vita è ormai troppo tardi: Hanna si è impiccata. La direttrice del carcere consegna a Michael un biglietto e il piccolo tesoro di risparmi che Hanna ha accumulato durante gli anni della reclusione, lavorando dentro il carcere. Nel biglietto Hanna chiede a Michael di consegnare i soldi risparmiati a colei che ora è l'unica sopravvissuta a quell'incendio. Michael si reca negli Stati Uniti per esaudire le sue volontà, ma si scontra con un rifiuto. Questi risparmi vengono, allora, destinati ad istituzioni ebraiche impegnate nella lotta contro l'analfabetismo.

Il romanzo affronta più tematiche e la prima è quella della responsabilità di eseguire ordini ingiusti. Hanna sa di aver sbagliato, ma è anche consapevole di aver eseguito degli ordini a cui non poteva sottrarsi. Questa tematica sta alla base di tutti i processi condotti per i crimini nazisti e per tutti i crimini commessi contro l'umanità. Hanna sapeva di trovarsi davanti ad un bivio: doveva scegliere se fare la cosa giusta e rischiare di essere punita o obbedire ai suoi superiori. Più volte durante il processo, Hanna chiede al giudice casa avrebbe fatto lui al suo posto e il giudice non dà mai una risposta. La seconda tematica che affiora sempre più chiaramente man mano che la vicenda si sviluppa e si spiega riguarda l'orgoglio di Hanna. A causa del suo analfabetismo, la donna accetta il carcere a vita ed ogni umiliazione, pur di non svelare il suo segreto. Solo quando finalmente impara a leggere e a scrivere, Hanna capisce, ma è ormai troppo tardi: la sua vita è andata interamente sprecata, ha perso ogni significato, si è svuotata. Il lettore resta sconcertato di fronte all'incapacità di Hanna di vincere il proprio orgoglio e di esprimere la propria debolezza e vergogna, incapacità che la lascia nel silenzio e la porta a scegliere addirittura la morte. Il romanzo si svolge attraverso periodi storici diversi, ciascuno dei quali porta con sé particolari sentimenti. Si passa dall'adolescenza e dal sentimento della vita che alberga in essa alla frustrazione dell'uomo, ormai adulto, nel vedere la donna amata così ingiustamente umiliata a causa del suo stesso orgoglio. Partendo dal ricordo di un amore passato si arriva al ricordo di uno dei periodi più bui dell'umanità, un periodo storico che ha visto lo sterminio di milioni di persone e di cui, purtroppo, non ci si ricorda mai abbastanza. Il ricordo è il patrimonio più importante che a noi uomini resta dello scorrere degli eventi, anche dei più tragici, perché ci permette di imparare dagli errori e di migliorarci.

Vieri Borin, I BO, a.s. 2013-2014

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