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La chimera

Zardino non esiste più. Un'onda di stupide credenze popolari sembra aver inghiottito il piccolo villaggio e lasciato spazio ad un'autostrada. Era un villaggio contadino, tipico del paesaggio padano del primo Seicento, con le sue massaie, i suoi agricoltori, il suo parroco e le sue streghe. Il romanzo è incentrato su quest'ultima figura; Antonia, il personaggio principale dell'opera, verrà giudicata colpevole di stregoneria. Antonia era un'esposta: faceva quindi parte di uno degli strati più bassi della società; rappresentava inoltre un mostro secondo i canoni dell'epoca. Era infatti donna, scura d'occhi, di pelle e di capelli, con un evidentissimo segno di appartenenza al diavolo: i nei, ed uno in particolare sopra il labbro superiore. Aveva inoltre una incredibile bellezza, ulteriore sfortuna per un'esposta, la cui massima aspirazione era quella di diventare una cameriera di sgradevole aspetto in una famiglia agiata.
Rimase quindi per molti anni nella Pia Casa di Novara, fino a quando una coppia di contadini di Zardino, Bortolo e Francesca Nidasio, la presero e la portarono nella loro casa di campagna. Fin da subito l'esposta venne marchiata dalle comari del paese col nome di 'strega', pur essendo la più mite e dolce di tutte le donne di Zardino. In paese si credeva che in alcune zone ci fossero covi di creature demoniache: le Madri, a nord, creature malvagie che costringevano i passanti a dar loro qualsiasi cosa avessero addosso per placare la loro ira; la Melusia, una strega d'acqua dolce che affogava chi si sporgeva nell'acqua; e poi i dossi maledetti: il dosso dell'albera e quello dei ceppi rossi, teatro di sabba e adorazioni del diavolo. Ma le creature più spaventose si trovavano in paese: le gemelle Borhesini, vecchie, nubili ed estremamente crudeli con il nipote autistico, Biagio; Giuseppe Barbero, uomo dall'aspetto raccapricciante e dalle abitudini più viziose; oppure don Teresio Rabozzi, prete strozzino e malpensante, soprattutto nei riguardi di Antonia ('' -Chi ha ballato con l' Anticristo nella pubblica piazza non potrà più mettere piede in una chiesa-'')
La felicità di Antonia è quindi ostacolata da molti antagonisti. Crescendo, la sua bellezza aumentava, ed il turbamento nei confronti di quella sembravano ''affiorare come in presenza di una colpa''. Biagio, lo 'stulidus Blasius', aveva preso a cuore l'esposta poiché gli aveva insegnato delle parole, e gli stava vicino. Ma il suo amore traboccò in atti di pazzia e molti credettero che fosse posseduto: venne rinchiuso, castrato, rimase tra la vita e la morte per poi vivere esanime. Le gemelle persero così la loro bestia da soma e Antonia ne guadagnò la sua prima accusa al Tribunale della Chiesa. Le altre accuse furono infatti quella di ''eretica pravità'', di fattucchieria, di congiunzione col diavolo, di partecipazione ai sabba, di infanticidio, e di tutte le cose che facevano di essa una 'stria'. Nemmeno una di quelle accuse era vera, ma le dinamiche del processo al Tribunale della Chiesa fecero ammettere il falso ad Antonia, che non riuscì a sopportare ulteriormente le torture, le ingiustizie, gli sberleffi e gli abusi. Antonia, l'angelo maledetto, venne bruciata sul rogo l'11 settembre 1610, a soli vent'anni.
Con lei, dopo poco, scomparve l'intera Zardino, con tutte le sue massaie, i suoi agricoltori, il suo parroco e le sue streghe, quelle vere; tutto sparì, in una Chimera, un'illusione che solo alcuni sognatori riescono a rivivere nel nulla.

La figura di Antonia appare come il Bene personificato: bella, pia, caritatevole, buona e vera; solo al momento del processo mentirà, ma lo farà in buona fede. Ma la sua più grande sfortuna è stata quella di nascere in un'epoca così retrograde, piena d' ipocrisia e fin troppo bigotta. Il potere era in mano alla Chiesa, che aveva anche un'importante ruolo politico e in più, in un periodo straripante di sventure, quali la peste, la carestia, lo spopolamento, la crisi economica, l'unico rifugio che la gente semplice poteva trovare era la Chiesa. Tutte le paure inesistenti (la fiera bestia, le streghe, il porcocane) potevano essere sconfitte dal popolo solo con paternostri e medagliette, nell'illusione che quelle armi divine funzionassero. Infatti soltanto quel tipo di cecità non ha reso possibile il riconoscimento della vera natura di Antonia. Zardino era il risultato, per quanto riguarda la popolazione che ci viveva, di quell'epoca. Ivi la cultura era poca, ed influenzata per la maggior parte dall'ambito ecclesiastico e percepita in modo fuorviante, poiché il diverso non veniva accettato, essendo errore divino e quindi vicino al diavolo, perciò una bellezza inspiegabile come quella di Antonia (l'inquisitore Marini era infatti dell'opinione che un luogo così malsano quale Zardino, che era vicino a una risaia, non potesse che produrre donne non belle) era sicuramente segno del demonio. Era una Chimera. La semplicità umana spesso non fa credere a ciò che vede, e fa pensare quindi che tutto sia causato da qualcosa di più grande, misterioso; perciò, la bellezza di Antonia, la sua rovina, non poteva essere considerata solo tale.

Giovanna Peretti, classe II B, a.s. 2013-2014

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