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La caverna

LA CAVERNA
Cipriano Algor è un vasaio di sessantaquattro anni, che produce, assieme alla figlia Marta, stoviglie di creta da vendere al centro, luogo economicamente vivace e pulsante, dove lavora come guardiano anche il genero Marçal Gacho. La sua tranquilla e ripetitiva vita quotidiana viene improvvisamente scossa nel momento in cui il centro rifiuta la sua solita fornitura di stoviglie, preferendo acquistare nuovi prodotti dai materiali più moderni ed economici. Il vasaio si trova, così, costretto a confrontarsi con le avversità della vita ma in particolare con quell’entità misteriosa e disumana, con quel centro, che rappresenta il freddo e avido consumismo di mercato. Saramago, autore del libro, pone l’accento sul contrasto fra l’umanità del protagonista del racconto, Cipriano Algor, che vive in un mondo ingenuo e la buia realtà della società di mercato del centro. E’ un modo del tutto personale per rivisitare il mito platonico della caverna. Cipriano Algor, intenzionato a proseguire la sua attività di vasaio, trova rimedio alla situazione, decidendo di produrre delle statuine di creta su cui egli investe tutte le sue speranze. Il centro, però, rifiuta il nuovo prodotto e allora il vasaio, senza più un lavoro, decide di trasferirsi assieme alla figlia e al genero in centro, lo stesso luogo che aveva disprezzato e rifiutato i suoi prodotti. La vita del centro, orizzonte di infiniti destini, non offre tuttavia quella serenità e quella gioia che sembrava promettere. La vita dei tre personaggi risulta, al contrario, rattristata e spenta da quel grigiore del centro, che dilaga giorno dopo giorno. Evento culminante, che segnerà la repentina ma ferma decisione di Cipriano Algor di abbandonare il centro, è la scoperta di una voragine, di una sorta di caverna all’interno della quale ci sono dei morti. Il vasaio, riconoscendosi in quei corpi privi di vita immersi nel buio della caverna, si allontana dal centro per tornare da dove era venuto, seguito dalla figlia e dal genero. Lasciato quel mondo di effimere parvenze, quel centro fatto di leggi di mercato e consumi, Cipriano Algor e la sua famiglia si allontanano alla ricerca di un nuovo luogo dove vivere e lavorare, nella speranza di ricrearsi un’esistenza a dimensione umana. Intanto in centro vengono esposti dei manifesti che annunciano l’imminente apertura al pubblico della caverna di Platone: attrazione esclusiva, unica al mondo, da non perdere.


Luogo all’apparenza promettente, splendente e ricco, ma allo stesso tempo oscuro, enigmatico e tenebroso: il centro. Qui, dove convergono le vite e i destini di milioni di uomini, sono attirati dalla vana speranza di un futuro migliore gli stessi protagonisti del romanzo di Saramago. Dal luogo tranquillo da cui provenivano, essi si trovano improvvisamente immersi in una nuova realtà, che in principio sembra in grado di offrire loro ogni tranquillità ed agio. Il loro ingresso al centro non coincide, tuttavia, con l’inizio di un’esistenza più prospera. Essi si trovano, invece, costretti a “confrontarsi con una situazione peggiore, quella di guardarsi le mani e saper che non servono a niente, quella di guardare l’orologio e saper che l’ora successiva sarà uguale alla presente, quella di pensare al domani e saper che sarà altrettanto vuoto dell’oggi”. Saramago illustra così la situazione deplorata e deplorevole in cui vivono gli uomini del centro, prigionieri della caverna platonica, che non conoscono le cose stesse ma solo le loro immagini e ombre evanescenti. Il male dell’umanità degli abitanti del centro inizia proprio quando gli uomini trasformano in idoli reali quelli che sono riflessi soggettivi e sensibili delle cose, identificando gli oggetti reali con le loro visioni. E’ proprio questo il pericolo in cui incorre l’intera umanità, minacciata, aggredita e influenzata da quella vita caotica imposta dal centro, termine che riecheggia con ossessiva insistenza nel corso del romanzo. Il protagonista Cipriano Algor è il primo ad accorgersi dell’errore di cui rischia di essere vittima, quello di confondere le ombre con la realtà, sovrapporre le immagini imposte dai cartelloni pubblicitari alla vita reale, diventando così uno dei tanti prigionieri della caverna. La rassegnazione per il presente dell’anziano vasaio e le mancate aspettative per un futuro incerto non sono sufficienti a fargli dimenticare quel mondo illuminato dalla reale luce del sole, in cui viveva prima. La lucida consapevolezza dell’esistenza di un mondo migliore lo spingerà a liberarsi dalle catene e ad allontanarsi dalla caverna alla ricerca di una vita autentica.

Silvia Luka, classe II B, a.s. 2013-2014

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