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La morte a Venezia

Thomas Mann, La morte a Venezia. Reduce da un periodo di crisi, l'artista Gustav von Aschenbach, sulla soglia dei cinquant'anni, in una primavera degli inizi del Novecento approda al Lido di Venezia per una solitaria vacanza. Tra gli ospiti dell'albergo, attira la sua attenzione una famiglia polacca, della quale fa parte un bellissimo adolescente, Tadzio. Il professore comincia a seguirlo con lo sguardo, nell'albergo e sulla spiaggia, e n'è ricambiato. Turbato da questa passione e oppresso dal clima umido e afoso, Aschenbach decide di partire. Ma appena un contrattempo per la spedizione del bagaglio gliene offre il pretesto, torna al Lido e al suo segreto e intimo gioco di sguardi e di inseguimenti con Tadzio. Questi lo conducono a Venezia, le cui calli rivelano gli inquietanti segni di un'epidemia. Riuscendo a strappare una specie di confessione da un funzionario del posto, Aschenbach apprende che la città è in preda ad una pestilenza. Si prefigge come scopo l' avvertire del pericolo la famiglia polacca; ma poi, pur di rivedere l'amato, resta e tace. Malato, e truccatosi per mascherare i segni dell'età, segue un'ultima volta Tadzio sulla spiaggia. Mentre il giovanetto sembra indicargli un indistinto punto all'orizzonte Aschenbach si accascia su un fianco e muore. Thomas Mann ha fatto dell'avventura veneziana del professor Gustav von Aschenbach una straordinaria metafora sociologica, psicologica e storica. Ha contraddetto la teoria idealistica di poter sottrarre la bellezza alla sfera dei sensi; ha descritto il fallimento dell'illusione borghese di poter resistere alle pulsioni; ha presagito, nel morbo che si diffonde lentamente nella comunità cosmopolita dell'albergo, i sintomi imminenti del primo conflitto mondiale. Nella segreta passione di Aschenbach, Mann ha smascherato il suo stesso attaccamento alla rispettabilità, al contegno, al controllo delle passioni. La forza della sua critica al "retaggio borghese" consiste nell'averla testimoniata consapevolmente dal suo interno con quel suo essere allo stesso modo decadente e realista, riconoscendo l'abisso nella falsa coscienza delle virtù borghesi. Si può percepire sentimento insinuante dell'intrigo e del raggiro in cui egli si lascia irretire con segreta complicità e che costituisce la minaccia incombente sull'universo borghese dell'albergo e metaforicamente sulla società europea alla vigilia della guerra. Malattia che è la premessa dell'arte, anzi s'identifica quasi sempre con essa. Mann in altre parole è pervenuto proprio a denunziare quale prezzo di sofferenza e di sconfitta comporti il dissidio tra arte e vita, il compiacimento della diversità e della malattia: il privilegio della diversità si paga con l'estraniamento e la solitudine e nella Morte a Venezia anche con la morte. In questo racconto, infatti, il più famoso di Mann, pubblicato nel 1912, il conflitto tra arte e vita avviene all’interno dell’artista stesso e raggiunge, quale esito estremo, la morte. I personaggi, tranne il protagonista e Tadzio, appartengono a quel mondo internazionale cosmopolita, ben conosciuto da Thomas Mann, dominato da rapporti formali,irrigiditi dalla buona educazione e dalla civiltà, che nasconde sotto questa scorza la propria inconsistenza. Il professor Gustav von Aschenbach è il tipo umano segnato dal carattere della diversità, l'artista, che ha dedicato all'arte la sua vita fino a quando non viene attratto dalla potenza della vita stessa, che si manifesta attraverso la bellezza sconvolgente di Tadzio. Il giovane Tadzio è l' effigie della giovinezza, la sua perfezione incompiuta e l'irriverenza innocente della vita, la potenza del desiderio, la bellezza vagheggiata dall'arte come valore e che la vita esibisce, invece, come istinto, pulsione corrosiva e diabolica. Il tema principale del romanzo è il dissidio tra arte, che è sì malattia, sregolatezza, decadenza, ma anche godimento e felicità, e vita borghese, che è salute, energia attiva, rigore etico, ma anche grigiore e sottomissione della tensione spirituale alle leggi dell’economia. Chi privilegia l'aristocratico compiacimento della diversità, l'arte, paga questa scelta con l'estraniamento e la morte. Il romanzo è narrato in terza persona, il narratore è onnisciente, la focalizzazione zero. L'atmosfera livida e cupa di decadenza e di morte, che cresce attraverso le pagine del romanzo, dà il ritmo, la tensione, alla vicenda. Essa si manifesta mediante segni e premonizioni e con il succedersi degli avvenimenti, ordinati secondo un ben preciso climax, che ha termine solo con l'epilogo tragico del finale. Carlo Catani, II B, a.s. 2012-2013

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