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Miles gloriosus

Questa commedia, forse una delle più celebri e certamente la più lunga tra le opere plautine, descrive gli intrighi e le astuzie con le quali uno scaltro schiavo, Palestrione (chiaro esempio di “servus callidus”), riesce a liberare Filocomasio, amante del suo precedente padrone, Pleusicle. Servendosi dell’aiuto del vicino di casa Periplecomeno, infatti, Palestrione riesce a rendere la libertà alla giovane donna dell’adulescens, a discapito del soldato fanfarone Pirgopolinice. Quest’ultimo, vestito dei panni dell’antagonista, è il primo personaggio a comparire sulla scena e iniziatore della vicenda: il suo rendersi protagonista di racconti fantasiosi e paradossali lo rende agli occhi del pubblico una figura divertente, ma soprattutto nuova: la maschera del miles gloriosus, così come quella della meretrix e del leno, era, infatti, consueta nel teatro greco ma, fino alla sua introduzione da parte di Plauto, totalmente assente in quello latino. Essendo una palliata, l’ambientazione e i personaggi sono greci: la scena, infatti, è ambientata ad Efeso, alternativamente nelle case di Pirgopolinice e di Periplecomeno (nel testo è l’autore stesso a dire di essersi ispirato ad un’opera greca chiamata “Alazon”). In questa commedia il prologo non compare all’inizio, bensì al secondo atto, ad opera di Palestrione, , che spiega gli antefatti della vicenda, con un breve flashback, inserendo qua e la piccole anticipazioni (l’opera, quindi, parte in medias res). La suddivisione in atti venne effettuata successivamente, alla stesura del poema, il quale inizialmente doveva apparire continuo. Il tempo dell’azione non è espresso esplicitamente, ma è facilmente intuibile grazie all’accenno della prigionia del poeta Nevio (atto terzo ), mentre i ruoli dei personaggi sono, secondo la tradizione plautina, stereotipati, tant’è vero che persino i loro nomi (sono nomi parlanti) ribadiscono la fissità del loro ruolo scenico, privandole della loro individualità. La comicità di questa commedia è dato soprattutto dal linguaggio semplice e popolare, ricco di similitudini, metafore, modi di dire ed espressioni volgari, vicende paradossali e, talvolta, incoerenti. All’interno del testo, inoltre, sono inserite delle brevi didascalie il cui scopo è puramente descrittivo. La vicenda si conclude con un lieto fine (tipico delle commedie di Plauto), in cui Pleusicle torna ad Atene insieme a Filocomasio (la cui nascita libera viene messa in evidenza già nel secondo sommario) e a Palestrione, mentre a Pirgopolinice spettano solo molte frustate; ciò è comune nelle commedie latine, in cui si rompe quella condizione irreale rappresentata e facendo tornare il tutto alla normalità. Così come nell’ “Amphitruo”, anche in quest’opera assistiamo alla “tematica del doppio”, in cui un attore sulla scena, con complice il pubblico, sbeffeggia davanti agli occhi di tutti un altro personaggio, finendo nell’ilarità generale. Ma questo gioco di una gemella inesistente si rivelerebbe inattuabile senza l’aiuto del vecchio e saggio Periplecomeno: rappresentazione del “senex lepidus”, egli dona ai giovani la sua sapienza, soprattutto nell’arguto discorso che intraprende con Pleusicle riguardo al suo amore per la libertà e la conseguente scelta di non sposarsi. Un dettaglio molto importante da lui accennato riguarda la sua età: dice infatti di avere 54 anni, e ciò ci potrebbe far pensare che sia anche l’età del poeta se non fosse per il fatto che, in tal caso, non coinciderebbe con la collocazione del “Miles Gloriosus” nel 205 . Oltre ai personaggi già citati, nella commedia compaiono anche le maschere del parassita, Artrogo (nel primo atto) e di due meretrices, Acroteleuzia e la sua aiutante Milfidippa: pur appartenendo ad una classe inferiore rispetto alla prima, Milfidippa compare di più rispetto ad Acroteleuzia ed occupa un posto di eguale rilievo nei piani di Palstrione. La grande astuzia del servus, infine, si contrappone alla avventata ingenuità di Pleusicle, che, trasportato dalle leggiere ali dell’amore rischia, all’ultimarsi della vicenda, di rovinare tutto il piano, facendosi riprendere da Palestrione. Il testo è molto gradevole e l’intreccio e la simpatia dei personaggi rendono stimolano il lettore a procedere nella lettura, coinvolgendolo quasi attivamente nella vicenda. Francesca Santangelo, I B, a.s. 2011-2012

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