Il Mercator di Plauto
Il giovane Carino, di ritorno da un lungo viaggio a Tebe per commerciare, porta con sé la bella cortigiana Pasicompsa, dopo essersene invaghito e averla comprata. Come scusa al padre Demifone, dice che la donna è stata acquistata come ancella per la madre. Ma quest'ultimo però si innamora a sua volta della fanciulla, e cerca in tutti i modi di averla, quindi convince il figlio che la donna, per la sua bellezza, è inadatta a far da ancella ad una madre di famiglia. Si offre perciò di comprarla lui al figlio, dicendo di voler favorire un “vecchio amico”; di rimando Carino afferma di avere in un suo “giovane amico” un compratore ancor più vantaggioso. Poiché i due si lasciano con un nulla di fatto, Demifone affida all’amico Lisimaco il compito di comprare la fanciulla, mentre Carino affida un identico incarico al figlio di Lisimaco, Eutico. Lisimaco ha la meglio sul figlio e porta la ragazza in casa sua, approfittando dell'assenza della moglie, Dorippa. Proprio quando tutto era riuscito e Demifone stava già pensando di darsi con Pasicompsa alla bella vita, la moglie di Lisimaco scopre la fanciulla, e quest'ultimo è nei guai. Interviene quindi Eutico, che restituisce la fanciulla a Carino, disperato e ormai in procinto di partire per un lungo esilio, e svergogna Demifone. La commedia finisce con una simpatica legge, emanata dai giovani, secondo la quale i vecchi, sia sposati che celibi, non avrebbero più potuto permettersi delle avventure ostacolando in tal modo i figli.
Per questa commedia Plauto prende spunto da una commedia di Filemone: l'Emporos (che in greco significa appunto “mercante”).
Il tema principale, spesso utilizzato da Plauto è quello della rivalità tra padre e figlio; infatti spesso nelle commedie plautine il “senex” ha il ruolo di ostacolare l'amore del figlio per una meretrix, in questo caso addirittura facendo concorrenza al giovane Carino.
Anche qui non mancano gli esempi di meta-teatro, come esempio si può portare la fine della commedia, quando i giovani emanano la legge contro i vecchi, riferendosi non solo alla finzione teatrale, ma anche alla realtà.
Prima dell'inizio dell'azione, come spesso accade, siamo in presenza di un prologo che Plauto utilizza per rompere l'illusione, introdurre l'argomento e invocare la clemenza del pubblico.
Samuele Lotter, I B, a.s. 2011-2012
Nessun commento:
Posta un commento