Il romanzo è ambientato in un momento molto caldo dell'estate, denso non solo di afa ma anche di ansia.
E' infatti il periodo degli esami di maturità, ma qualcosa fra le righe ci lascia intendere che non è questa la ragione di tanta tensione nella narrazione.
Questo sentimento, la tensione, l'ansia, si accumula per tutti i primi sei capitoli e ci seguirà poi per tutto il resto della narrazione, in un contesto grigio e opaco, nonostante sia esplicitamente detto che ci si trova nella stagione dei colori e della luce. Il caldo descritto aumenta ulteriormente il senso di soffocamento dato dall'angoscia.
Tutto ciò non è provocato dall'esame in sè, ma da una sorta di presagio da parte del professore di filosofia Andrea Marescalchi (protagonista di questo romanzo), un presagio di cui non riesce a riconoscere l'origine.
Alla sua entrata a scuola, realizza che uno degli allievi, un ripetente che ha cercato fino all'ultimo di difendere agli occhi del resto della commissione e che stima particolarmente per la sua sensibilità intellettuale, il primo a dover essere interrogato quel giorno, non c'è.
Ad attenderlo c'è una commissione di sei professori.
Questi sono descritti nel loro lato negativo, vengono criticati fortemente, attenti solo alle formalità e non curanti di ciò che prova o che realmente sa lo studente, poiché hanno già deciso in separata sede (senza il professore di storia, sempre pronto a difenderlo) di bocciarlo per la seconda volta consecutiva, dandogli il punteggio più basso possibile, avendo quindi come unica possibilità di promozione quella di prendere il massimo dei voti alla prova orale.
Tutta l'ansia culmina e si scarica alla comparsa dell'alunno che, estratta una pistola, uccide tutti i docenti della commissione, eccetto Marescalchi; una strage che l'autore non cerca di censurare, ma che, anzi, racconta nei più crudi e cruenti dettagli.
A questo punto si apre una sorta di indagine da parte di Andrea, che viene travolto da questo fatto: vuole capire il gesto del ragazzo, che la voce della sua coscienza vuole difendere o per lo meno non riesce a condannarlo, ma non ci riesce, davanti alla società di un piccolo paese (come tra l'altro è piccola la città di Venezia, dove Scurati – l'autore – ha vissuto e studiato), e che di fronte ad un fatto del genere, viene completamente stravolto.
Ed emerge così la mediocrità, l'incoerenza, ma soprattutto una lugubre teatralità della gente, che invita Marescalchi ad una trasmissione televisiva sotto la veste del "sopravvissuto", non tanto per trovare la verità o un vantaggio per il futuro da quell'esperienza così macabra, bensì per inscenare il suo dolor, e criticare ulteriormente i ragazzi, di cui analizzano i comportamenti negativi e il loro abbandono dei buoni valori.
Il professore non riesce a difenderli e dichiararli innocenti come vorrebbe durante la trasmissione, ma resta impotente davanti a quella mediocre messa in scena.
Infine, dopo varie ricerche nel proprio passato di professore, Marescalchi crede di essere finalmente giunto alla verità.
All'inizio l'omicidio può essere interpretato come un eccessivo sfogo di rabbia da parte dell'alunno nei confronti degli ingiusti professori, ma poi il professore capisce, grazie ad un precedente colloquio rivelatore con la madre dell'omicida e il ritrovamento della brutta copia della tesina d'esame dell'alunno, come questa strage sia causata da un profondo turbamento del ragazzo, sorto durante una lezione di storia riguardante il genocidio, argomento annualmente affrontato dal professore di storia, e che per l'alunno assume un significato molto forte e negativo: dentro di lui nasce la convinzione che il XXI secolo sia destinato, visti gli antecedenti fatti storici, a finire in una strage, esattamente come la sua prova orale all'esame.
Elisabetta Levorato, I B, a.s. 2011-2012
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