Il protagonista de Il sopravvissuto, un insolito romanzo scritto da Antonio Scurati e vincitore del Premio Campiello, è Andrea Marescalchi, insegnante di storia e filosofia in un liceo scientifico di Casalegno, una cittadina sul fiume Adda, che si trova catapultato in una bizzarra quanto tragica vicenda.
E' il 18 giugno, ed è il periodo delle prove orali dell'esame di maturità. Il presentimento che quel giorno sarebbe accaduto qualcosa, che aveva accompagnato Marescalchi in tutto il tragitto verso la scuola, si rivela corretto: Vitaliano Caccia, il primo tra i maturandi ad essere sottoposto alla prova orale quella mattina, già ripetente e destinato ad una seconda bocciatura, si presenta in ritardo all’esame e dal casco della sua moto da cross tira fuori una pistola, con la quale compie una strage degli insegnanti presenti. L'unico ad essere risparmiato è proprio il prof. di storia e filosofia, che da quel momento viene etichettato dall'intera comunità come "Il sopravvissuto".
La strage porta ad un vero e proprio sconvolgimento nella vita degli abitanti di Casalegno, i quali, talmente scossi dall'accaduto da essere quasi impauriti dai figli, visti molto simili a Vitaliano, cominciano ad uscire al rientro di questi ultimi: durante la notte, quindi, l'intera comunità si riversa nella piazza cittadina mentre, di giorno, nessuno osa uscire se non spinto da estrema necessità.
E' in questa atmosfera che Marescalchi, pur essendo fortemente scottato dalla strage a cui era appena sopravvissuto, cerca di capire quali potessero essere state le motivazioni di un tale gesto.
Leggendo i diari del ragazzo, Marescalchi individua proprio in se stesso la causa scatenante della follia omicida di Vitaliano, più in particolare in una sua lezione riguardante i genocidi, che aveva impressionato a tal punto il ragazzo da gargli decidere di svolgere la sua tesina di maturità proprio su questo argomento.
Il prof. È ammirato da tutta la comunità e gli occhi di tutti sono perennemente puntati su di lui, per quanto egli cerchi di rimanere in disparte nel suo dolore e tra le molte riflessioni che si pone nel corso del romanzo.
Per poter dire la sua e, soprattutto, per poter affermare l'innocenza dei ragazzi, "il sopravvissuto" accetta di prendere parte ad un talk show nel quale psicologi, psicanalisti, insegnanti e persone comuni sono chiamati a dire la loro sul caso e a pronunciare la loro sentenza su Vitaliano Caccia. E' proprio in questo punto che, a parere mio, l'idea del professore su quello che sta succedendo si fa più chiara: nessuno conosce realmente il ragazzo eppure tutti lo giudicano indeistintamente, tutti si sentono pienamente in grado di dare un proprio giudizio sull'accaduto, pur conoscendo solo una parte dei fatti, e cioè quella che si limita alla fredda successione degli eventi di quella mattina del 18 giugno.
Per Marescalchi, invece, è più importante capire quello che sta alla base di tutto ciò, capire che cosa abbia spinto Vitaliano a compiere un tale gesto.
In questo libro, pieno di critiche, gli spunti di riflessione sono molti: con un linguaggio abbastanza crudo, l'autore fa riflettere infatti su dei temi che io ritengo molto attuali.
Il primo interrogativo che viene posto è, innanzitutto, quale debba essere il rapporto tra insegnante ed alunno.
Gli insegnanti del libro, proprio quelli che vengono uccisi da Vitaliano, sono descritti come persone annoiate dal loro lavoro e, di conseguenza, per niente interessate ad esso. Sono disinteressati anche nei confronti degli alunni, soprattutto di quelli più problematici come Vitaliano.
Non sono persone che cercano di creare un rapporto con lo studente, un rapporto che vada oltre una fredda lezione frontale.
In opposizione a questa "tipologia" di docente, c'è Andrea Marescalchi.
Al contrario dei suoi colleghi infatti, il prof. di storia e filosofia si dimostra estremamente interessato ai suoi studenti, tanto che per ognuno di essi tiene una sorta di "diario". Marescalchi è interessato alle problematiche dei ragazzi, ed è l'unico che si oppone ad una eventuale nuova bocciatura di Vitaliano, ritenendo che questa avrebbe potuto ulteriormente danneggiare il ragazzo.
Un'altra critica che viene mossa da Scurati è, secondo me, nei confronti dei talk show e del modo di fare televisione: nel libro, ma questo accade molto spesso anche nella realtà, si assiste ad una sorta di strumentalizzazione del dolore.
Marescalchi viene chiamato a dire la sua opinione nel programma televisivo, dove sono presenti molti altri "esperti" che spiegano le dinamiche degli eventi e perché siano stati commessi, con lo scopo di attirare l'attenzione del maggior numero di persone possibile.
Nessuno rispetta il dolore di Marescalchi, tutti sono semplicemente ansiosi di sentire la sua versione dei fatti e di avere a disposizione un'altra sentenza, questa volta non proveniente da uno psicologo o da uno specialista, ma dal "sopravvissuto".
Sara Gei, I B, a.s. 2011-2012
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