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Il bambino che sognava la fine del mondo

Il libro di Antonio Scurati Il bambino che sognava la fine del mondo è, a mio parere, di forte impatto sul lettore.
L'argomento trattato è estremamente drammatico quanto attuale: nel libro si parla infatti di pedofilia. Più in particolare, la storia ruota attorno a delle accuse di pedofilia mosse contro tre insegnanti di una scuola materna e alcuni preti di un convento della città di Bergamo.
Il tutto parte da una madre che, presupponendo che sia avvenuta una violenza nei confronti della figlia, accusa la maestra di colore che lavora nella scuola che frequenta la bambina. Dalla denuncia partono ovviamente delle indagini, dalle quali si comincia a supporre che esistesse una sorta di "organizzazione" tra le maestre ed i preti: i bambini venivano fatti uscire dalla scuola con la collaborazione delle maestre e venivano portati nel convento, dove si compivano le atroci violenze.
E' da questo avvenimento e dai suoi sviluppi che scoppia il panico tra tutti i genitori dei bambini dell'istituto e, addirittura, dell'intera città.
Quello che vuole infatti dimostrare Scurati in questo libro è come, nella nostra società, basti un sospetto per far sì che delle intere categorie vengano etichettate in modo negativo da tutta la comunità.
A nessuno infatti importa verificare la veridicità delle accuse: le maestre sono colpevoli, senza se e senza ma.
In tutta la città vengono indette delle "rinunioni di genitori" volte a ricercare, anche con il contributo di "esperti", nel comportamento dei propri figli, i segnali di una eventuale violenza subita. Ed ecco che praticamente tutto, a parere di una dottoressa, può essere "sintomo" di una violenza: la paura del buio, l'emicrania, la nausea, l'inappetenza, la paura del futuro...
Anche lo stesso Scurati, che nel libro è riconoscibile nel ruolo di un docente universitario-scrittore, prende parte ad una di queste rinuioni e guarda a tutto ciò che accade con distacco e timore: non si riconosce in quei genitori che sono pronti ad accusare gli insegnati senza il bisogno di alcuna prova, nè in quelli che analizzano ossessivamente il comportamento dei propri figli alla ricerca dei fantomatici "sintomi".
Gli stessi telegiornali e quotidiani, nel libro come nella realtà, affrontano in maniera del tutto sbagliata la faccenda: vengono pubblicate delle notizie che ancora necessitano di un accertamento, i titoli sono finalizzati solamente a vendere e non a fare vera informazione. Ogni quotidiano cerca quindi di creare un titolo che attiri quanti più lettori possibile, talvolta falsando anche la notizia in sè, e non uno che rispecchi invece la situazione reale.
Sono queste quindi, a mio parere, le vere denunce che vuole fare Scurati nel suo libro: in primo luogo denuncia una società nella quale non si utilizza la ragione quanto si dovrebbe, e che è troppo incline a giudicare senza avere gli elementi per farlo; in secondo luogo la denuncia è nei confronti dei mass media e dei modi di fare informazione che fin troppo spesso strumentalizzano le situazioni ed il dolore delle vittime al solo scopo di incassare e vendere.
La conclusione del libro propone un vero e proprio colpo di scena, in quanto la madre dalla quale erano partite tutte le accuse, durante una trasmissione televisiva alla quale prende parte, rivela di essersi inventata tutto.
Il libro, e soprattutto il finale, potrebbe, ad un primo impatto, sembrare un'esagerazione, l'esasperazione di un probelma presente nella nostra società ma non in una dimensione del genere. Alcuni fatti di cronaca però (ad esempio, l'incendio di un campo nomadi ad opera dei cittadini di un quartiere di Torino per vendicare uno stupro, poi ritrattato dalla stessa ragazza che aveva denunciato la violenza, avvenuto a metà dicembre) fanno capire come in realtà questo libro si dimostri estremamente realista ed attuale.

Sara Gei, I B, a.s. 2011-2012

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