•Italo Calvino, Il visconte dimezzato, Torino, Einaudi 1984, pp. IX, 101
•Nel corso di una guerra tra Austria e Turchia, il visconte Medardo di Terralba viene colpito da una cannonata turca in pieno petto e torna a casa dimezzato. La metà sopravvissuta torna a Terralba, ma poichè la parte è quella malvagia si susseguono cattive azioni compiute dal visconte che mettono terrore negli altri cittadini. Un giorno però fa ritorno a Terralba anche la parte buona del visconte dimezzato che si prende cura dei malati. In seguito ad un duello le due parti del visconte vengono riunite e tutto torna ad essere tranquillo come era sempre stato.
•Visconte Medardo di Terralba (metà buona e metà cattiva), Curzio, Cristiani, Turchi, Fiorfiero, Aiolfo, balia Sebastiana, mastro Pietrochiodo, dottor Trelawney, Galateo, Ezechiele, Esaù, Pamela, nipote di Medardo.
•Boemia, castello di Terralba, prato delle Monache, Col Gherbido, Pratofungo.
•XVII secolo.
•Italo Giovanni Calvino Mameli, noto come Italo Calvino, nacque a Cuba il 15 ottobre 1923. la sua famiglia tornò presto in Italia, dopo essere emigrata in America centrale, e il padre si dedicò alla realizzazione di giardini a San Remo, in Liguria. Calvino fu partigiano durante la seconda guerra mondiale; da questa sua esperienza trovò spunto per alcuni suoi romanzi. Morì, a causa di un ictus, il 19 settembre 1985. Scrisse molti romanzi e una celebrte trilogia, intitolata I nostri antenati che comprende Il visconte dimezzato, Il cavaliere inesistente e Il barone rampante. Inoltre fra le sue opere più famose vanno ricordate Marcovaldo, Le cosmicomiche, Se una notte di inverno un viaggiatore.
ANALISI DEL PERSONAGGIO
Il dottor Trelawney, inglese, era giunto a Terralba dopo un naufragio, a cavallo di una botte di “bordò”. Era stato medico sulle navi per tutta la vita e aveva compiuto lunghi e pericolosi viaggi, tra i quali quelli con il capitano Cook, ma non aveva mai visto nulla perché era sempre sottocoperta a giocare a tresette. A Terralba aveva conosciuto il vino “cancarone” e non poteva più farne a meno, tanto che ne portava a tracolla una borraccia piena. Era rimasto in quel paesino e ne era diventato il medico, anche se non si preoccupava dei malati ma solo delle sue scoperte scientifiche che lo portavano in giro per campi e boschi giorno e notte. Prima la malattia dei grilli, poi i segni delle terre quando erano ricoperte dal mare. L’ultima sua passione erano i fuochi fatui: voleva trovare il modo per prenderli e conservarli e quindi passava le notti presso il cimitero. Abitava in una bicocca vicino al cimitero, che una volta serviva da casa del becchino. Lì aveva organizzato il suo laboratorio, con ampolle di ogni forma. Il dottore aveva sessant’anni ma non era molto alto; aveva un viso rugoso e la parrucca; le gambe erano sproporzionate, faceva lunghi passi. Indossava una marsina color tortora con le guarnizioni rosse.
Essendoci lì vicino un luogo nel quale stavano i lebbrosi, molte persone speravano che il dottore avrebbe potuto curare questa malattia: ma si sbagliavano. Il dottore appena vedeva un lebbroso scappava a gambe levate e la sola parola lo metteva a disagio. Non era un vero e proprio dottore: dava importanza agli animali, alle pietre, ai fenomeni naturali ma gli esseri umani lo riempivano di sgomento. La parte cattiva del visconte un giorno lo fermò nel bosco e gli chiese come poteva essere che provava una sensazione di stanchezza alla gamba che non aveva. Trelawney non rispose, era confuso e balbettò.
Fu il primo che si accorse che a Terralba c’erano le due parti del visconte: quella buona e quella cattiva. Aveva curato la mano del visconte che era gonfia per il morso di un ragno rosso. In seguito all’arrivo della parte buona cominciò a rendersi conto dei mali che colpivano la gente, la mattina infatti faceva il giro-visite. Quando Medardo buono cercava di curare i lebbrosi, chiedeva consiglio al dottore, che, pur non avvicinandosi a questi malati, cominciava ad interessarsi a loro.
Fu lui che in seguito al celebre scontro tra le due metà di Medardo, riunì le due parti del visconte; dopo questo avvenimento lasciò perdere i fuochi fatui e si interessò ai morbilli e alle rispole. Un giorno però giunse nel golfo di Terralba la nave del capitano Cook che richiamò al suo servizio il dottore dicendo che dovevano finire una partita di tresette. Così, Trelawney se ne andò con una botte di vino “cancarone”, abbandonando il nipote di Medardo, che pure aveva sempre portato con sé durante le sue esplorazioni.
Alice Chiarot, II B, a.s. 2011-2012
Splendido libro, come tutto quello che ha prodotto Calvino, del resto. Ho l'impressione (ma magari potrei sbagliarmi) che oggigiorno ci manchino in Italia scrittori di questo spessore.
RispondiEliminaUna curiosità: il nome del dottor Trelawney è una citazione del cavaliere omonimo dell'"Isola del tesoro" di Stevenson?