Come usare Lego ergo sum

Usa la casella di ricerca qui sotto.
Oppure, scegli tra gli autori a lato.

Cerca il titolo o l'autore

Il Gattopardo

G. TOMASI DI LAMPEDUSA, Il Gattopardo, Milano, Feltrinelli 1958

RIASSUNTO
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi.” Dice Tancredi, nipote e pupillo di Don Fabrizio (principe di Salina, protagonista de Il Gattopardo), prima di unirsi ai Mille.
La vicenda si svolge in Sicilia tra il 1860 e il 1862 (con due salti temporali, uno che ci porta al 1883, in cui si racconta la morte di Don Fabrizio, e uno al 1910 in cui, dove si descrive la situazione corrente dei Salina e si illustra l’esito degli avvenimenti non narrati). I personaggi provengono da ogni classe sociale (contadini, ecclesiastici, borghesi, nobili, persino con una rapida comparsa dell’ultimo re borbone), e ciò fornisce un quadro completo della situazione storica, politica, sociale ed economica dell’epoca, mostrando l’Unità d’Italia da un punto di vista desueto e inaspettato. Ma, in realtà, ciò che viene descritto è una condizione nobiliare (quella dei Salina) che apparentemente non muta (nessuno compie gesti radicali), ma che, in verità, cambia profondamente al suo interno. Ad esempio, la “fortuna” di Tancredi è dovuta ad azioni che potremmo definire paradossali e quasi “spericolate” compiute dal giovane Falconeri, che, a differenza dei suoi parenti, ha saputo far cambiare ogni cosa affinché tutto restasse com’era.


ANALISI DI UN PERSONAGGIO-Don Fabrizio

Un uomo a cavallo tra due epoche, a disagio in entrambe.
Un uomo che pensa molto e parla poco.
Un uomo temuto più che rispettato, attento al proprio aspetto ma che appare agli altri diverso da come è davvero.
Don Fabrizio ha la consapevolezza di essere l’ultimo gattopardo, quello vero, di spirito felino.
Egli non si riconosce nei figli che lo circondano, più molli e assolutamente non “felini”, ma si rispecchia nel nipote e pupillo Tancredi che brillantemente osa, si spinge più in là, schierandosi con i garibaldini, sposando una giovane bellissima, ricca ma non nobile (figlia di una rozza contadina e dello “sciacallo” Don Calogero, sindaco di Donnafugata).
Una giovane, Angelica (nomen -in apparenza- omen), che ballando con lui riporterà per qualche minuto l’ormai rassegnato Don Fabrizio alla gioia della sua gioventù.
Il Principe di Salina ci viene descritto come una persona saggia, consapevole di quasi tutto ciò che accade intorno a sé, intelligente ma infelice.
Egli stesso prima di morire calcola di aver vissuto due anni di felicità al massimo su settantatrè di vita.
E il triste gattopardo non riuscirà a salvare le sorti dei Salina, troppo convinto che niente sia mutato né muterà.
La complicata mentalità di questo personaggio (cosi come quella dei nobili in generale) viene riassunta ed esplicitata in modo perfetto nella parte quinta da Padre Pirrone:
“I signori non sono facili da capirsi. Essi vivono in un universo particolare creato da loro stessi […] e si turbano o si allietano per cose delle quali a me e a voi non importa nulla, ma che per loro sono vitali, perché poste in rapporto con il loro patrimonio di ricordi, speranze, timori di classe”.

Benedetta Favaro, I B, a.s. 2011-2012

Nessun commento:

Posta un commento