Italo Calvino, Il visconte dimezzato, Milano, Mondadori 2006, pp. xxxv, 91
Personaggi: Visconte Medardo di Terralba, narratore, Pamela, genitori di Pamela, i puritani, dottor Trelawney, balia Sebastiana.
L’azione si svolge in Italia, per lo più in luoghi ideali, come Pratofungo, ma anche in ambienti naturali come laghi o boschi.
La storia si svolge nel XVII secolo e si compie nell’arco di alcuni anni.
La storia narra la vicenda del visconte Medardo di Terralba, zio del narratore, al quale durante la “prima giovinezza”, in una battaglia in Boemia, accade un incidente fatale: viene dimezzato da un colpo di cannone! Al ritorno dalla guerra, questa “metà” si comporta in un modo strano e crudele con le persone che lo circondano, tanto da provocare la morte per crepacuore del suo povero padre. Diffonde terrore e preoccupazione tra la popolazione, provoca incendi, uccide innocenti, costringendo tutti a fuggire non appena viene dato il segnale del suo arrivo. Altro strano personaggio della storia e assiduo frequentatore del nipote, (che abbiamo detto essere il narratore), è il dottor Trelawney il quale, ambiguo e misterioso, dimostra spesso la sua viltà e il suo disinteresse verso la professione di medico. Nel corso della storia Medardo “decide di innamorarsi” della pastorella Pamela, la quale non ricambia questo sentimento anche se viene incitata a sposarlo dai suoi genitori impauriti dalle minacce del terribile visconte. Un giorno, per caso, la giovane incontra il visconte ma si accorge di aver a che fare con l’altra metà dell’uomo, quella buona, ritornata a Terralba dopo lungo peregrinare. Le due parti così vengono soprannominate rispettivamente “il Gramo” e “il Buono” e si aggirano tra la gente dando dimostrazione della loro opposta natura. Col trascorrere del tempo succede un fatto strano e cioè, non soltanto il Gramo diventa insopportabile alla popolazione, ma anche il Buono suscita sentimenti di intolleranza. Infatti l’eccesso di azioni buone e generose di quest’ultimo stanca la gente tanto quanto quelle cattive e malvagie dell’altra metà. La stessa Pamela, contesa tra i due, sembra non decidersi anche se alla fine acconsente a sposare il Buono, ma forse solo perché arriva all’altare per primo. Poco dopo, all’altare giunge anche il Gramo, che rivuole la sua sposa e sfida a duello il Buono. Le due metà riescono a ferirsi reciprocamente. Ed ecco che, proprio verso la fine della vicenda, interviene la mano del dottor Telawney che si riscatta di tutto il disinteresse finora dimostrato per la medicina riuscendo a ricucire insieme le due metà del visconte grazie ad un’abile operazione, provvedendo così alla completa guarigione del visconte. Alla fine Medardo, ricomposto nella sua interezza, sposa Pamela e Trelawney parte per una spedizione in mare, come aveva sempre sognato.
ANALISI DEL PERSONAGGIO MEDARDO
1. All’inizio della storia Medardo è nella “prima giovinezza”, “l’età in cui ogni nuova esperienza, anche meschina e inumana, è tutta trepida e calda d’amore per la vita.” Nella parte finale, invece, è ormai un adulto, di cui però non conosciamo le caratteristiche fisiche.
2. L’attenzione dell’autore, infatti, si concentra sulle qualità psicologiche del personaggio, i cui atteggiamenti ed il cui stato, rappresentano la chiave di lettura del testo. Come esprimono chiaramente le frasi prima citate, Medoro si trova in una fase della vita, la giovinezza, in cui possono essere fatte numerose esperienze, sia positive che negative. Nel corso della vicenda possiamo ben distinguere tutti gli atti positivi e negativi compiuti dal visconte, ossia quell’insieme di comportamenti brutali o ammirevoli che caratterizzano la personalità di ogni essere umano. Di certo in questo testo tali aspetti vengono portati agli estremi ma è proprio quello che l’autore vuole comunicarci: che nell’animo umano convivono potenzialmente comportamenti virtuosi ma anche malvagi.
3. Medardo è un visconte che vive in un castello di famiglia, perciò è di sicuro nobile e benestante. Ovviamente egli è inoltre il protagonista delle vicende.
4. E’ evidente come la metà cattiva assuma un atteggiamento di estrema superiorità e spregiudicatezza nei confronti degli altri personaggi, senza dimostrare alcun rispetto né alcuna coerenza in quello che fa, che dice o che pensa. La metà buona, invece, si dimostra eccessivamente disponibile al sacrificio, quasi servile, talmente generosa e gentile da risultare piuttosto ingenua. Pertanto gli abitanti di Terralba si sentono “come perduti tra malvagità e virtù ugualmente disumane”.
LINGUAGGIO
Il linguaggio è semplice e chiaro poiché, come dichiara l’autore nella presentazione del testo, lo scopo del libro è proprio quello di divertire il lettore che si deve godere il libro, il denaro speso e anche il tempo.
NARRATORE
Il narratore è interno e coincide proprio con il giovane nipote del visconte.
L’autore non si intromette nelle vicende, lasciando piena libertà al narratore.
Quest’ultimo giudica spesso personaggi, luoghi, atteggiamenti e ci offre tutte le informazioni necessarie per comprendere le vicende.
Quest’opera ha un valore prettamente educativo. Si tratta infatti di un romanzo volto a far riflettere il lettore sulla duplicità dell’animo umano. Tutti noi, infatti, siamo caratterizzati da varie e diverse sfaccettature che fanno emergere le più diverse qualità positive e negative. Tuttavia è impossibile raggiungere la perfezione, dal momento che l’uomo, proprio per la diversità delle situazioni che deve affrontare quotidianamente, non può possedere solo virtù che lo renderebbero troppo vulnerabile, ma per forza di cose, anche forze maligne.
Gioia Stefinlongo, II B, a.s. 2011-2012
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